sindrome da abbandono festivo


La mia categoricità nell’affrontare la ciclicità delle stagioni (uuh che ridondanza di termini e assonanze!d’altronde si parla di ciclo, no?) mi ha reso sempre un che di primavera appena sotto la punta del naso subito dopo le vacanze natalizie. Sospetto fortemente dell’allungamento delle ore diurne come colpevole di un viraggio delle mie produzioni melatoniniche cicardiane. Ecco cosa penso delle sensazioni: cambiamenti più o meno repentini di produzioni ormonali.

Il problema che si pone nella sempiterna questione del cibarsi quotidiano è che siamo effettivamente in inverno, con la stessa disponibilità di prodotti di quindici giorni fà. Disponibilità tanto lontana da quella primaverile.

La risoluzione che ho adoperato è stata quella di “truccare” gli ingredienti invernali con cosmetici carichi degli oli essenziali eterizzati dai fiori in primavera.

ZUPPA INCAVOLATA

ingredienti per 4 persone circa
  • 500g di zucca
  • 200g di cavolo bianco
  • 100g (o qualcosina in più) di piselli
  • cumino
  • cardamomo (oh yeah)
  • latte intero
  • amido di mais
  • 3 spicchi di limone
preparazione

Triturato mezzo scalognetto, farlo soffriggere con un cucchiaio di olio evo. Una volta imbiondito leggermente (è una zuppa dove tutto, quindi, verrà bollito perciò è inutile io vi annoi sul magico rituale di appassimento di cipolle&co.) buttatevi su la zucca tagliata a dadi e i piselli che, visto il mese, saranno surgelati. Vi consiglio a questo proposito di far fare loro una giratina sotto l’acqua tiepida in uno scolino, prima di catapultarli in pentola.

Ora la cosmesi: prelevate da 3 scrigni di cardamomo (dove avrei altrimenti potuto prendere la nota fresca?)  i semi e gettateli nella vostra aranciorgia insieme con pochissimi (e dico pochissimi, dell’ordine di 3 o 4) semi di cumino.

Se vi siete cimentati in quest’opera si presuppone che abbiate quantomeno l’occhio per capire quando la zucca inizia ad intenerirsi. E’ questo il momento di imbellettare di colonia: sfumate con genepy.

Da previdenti quali siete avrete in precedenza preparato un brodo vegetale mettendo a bollire carote, sedano e cipolla. Appena intuite col vostro olfatto che l’alcool è evaporato, allungate la sopracitata ammucchiata cucurbitacea col vostro brodo (meno di un litro). A questo punto aggiungete il cavolo che avrete appena sbollentato prima del tuffo in zuppa. Un po’ di prezzemolo tritato non può certo rovinare il vostro lavoro da make up artist.

Vi raccomando di utilizzare sale grosso onde evitarne la cristallizzazione nel punto di immissione, essendo una preparazione fluida.

Lasciate bollire fino a che non avverrà una fantomatica riduzione di quasi la metà della brodaglia di partenza. Ora afferrate il vostro scettro da Tritone (o frullatore ad immersione, come preferite appellarlo) e date qualche colpo alla vostra zuppa, in maniera grossolana.

Ebbene, il latte c’entra. In maniera molto più scostante di quanto già pensavate: sciogliete un cucchiaio scarso di maizena in una tazzina di latte e versatela in un pentolino con mezza tazza di latte. Un pizzico di sale e portate ad ebollizione. Quando la salsa (ebbene sì, è una salsa: misteri della chimica) inizia ad addensarsi spremete il limone e non abbiate remore. Ecco il vostro pseudotopping dal lontano sapore di yogurt o panna acida, con cui guarnire la zuppa.

Ad ultimo vi tocca tostare dei pezzettini di pane in padella con del burro salato (il lurpak, per interderci) per regalarvi l’apporto giusto di caboidrati. Io lo dico solo per il vostro buon umore (grazie serotonina grazie), oltre che per lo scialamento dei vostri villi intestinali.

Non dimenticate un cucchiaio (scarso, eh) di olio a crudo. Se poi fosse grezzo, cioè non filtrato, avreste la vostra scialuppa di polifenoli carica.

Scusate signori, un attimo di attenzione: intendevo dedicare questa zuppa a me medesima, per consolarmi del brusco abbandono subito da parte di Santa Claus e Befana, i più rinomati Ponzi Pilati di tutti i tempi.


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